tag:blogger.com,1999:blog-52599376948925568092024-03-14T06:00:31.262-07:00Il numero del clown...IL NUMERO DEL CLOWN...
ci vuole gran precisione per farlo sembrare un caosSarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.comBlogger23125tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-50124822371828902332015-11-22T03:32:00.000-08:002015-11-22T03:32:40.800-08:00Cambio stagione<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Ogni tanto ci penso a questo posticino, a quando ho tirato su le sue mura, al tempo che mi sembrava "quello giusto". Come quando entri in una nuova casa, la vuoi fare tua, vuoi appenderci i tuoi quadri, riempirla con le tue cose... sarà tua quando riuscirai a metterci dentro la tua vita passata e presente, lasciando lo spazio necessario per quella futura. Io è così che pensavo di fare con questo posto. Poi sono cambiati i tempi ed i luoghi, sono cambiate le persone e le abitudini, ma soprattutto sono cambiate le priorità. Ma i bisogni? Sono cambiati anche quelli? No perché a volte penso che mi farebbe bene venire qui ad appendere una tendina, aggiungere un libro sulla mensola; i luoghi sono come i rapporti, se non li frequenti/alimenti, quelli poi non ti appartengono più. A me i pensieri fanno il tagatà in testa, se li ordino qui, come fossero calzini nei cassetti, poi li ritrovo prima. Li acchiappo più in fretta... non me li perdo più.<br />
<u>Primo cassetto del comodino, in basso a sinistra:</u><br />
Tutti i colori, tutti mischiati tra loro mentre rotolo giù dal gonfiabile. E' enorme, o sono io molto piccola. Ho delle calze di lana rosa con dei fiorellini bianchi, mi tiro giù la gonnina con le mani, le nocche bianche per l'impegno che ci metto a non farla scappare. Mi lancio testa giù, rosso/cielo azzurro...giallo/cielo azzurro...verde/cielo azzurro...fuxia/cielo azzurro... lui/lei/cielo azzurro. Il fiatone forte e la risata adrenalinica "posso farlo ancora?". E' lei che mi risponde "certo!".., ha un sorriso bianchissimo e dei riccioli rossi/marroni che sbattono un po' con il rossetto fuxia. Ma il suo sguardo è sincero, la sua felicità autentica, autentica e precaria come la mia. La serenità di entrambe appesa al medesimo filo invisibile: lui. Lei già arresa a ciò che non si può cambiare, io estranea alla logica dei rapporti umani... ma con le stesse identiche sensazioni, la stessa spregiudicata consapevolezza.<br />
Dei gonfiabili hanno riportato a galla questo lontanissimo ricordo, talmente frammentario e sbiadito da non potervi aggiungere altro. Come mi capita sempre, più che i fatti, sono le sensazioni che tornano a galla. Passato lo stupore del ricordo mi sono chiesta dove fosse ora quel sorriso, lei si chiamava Grazia. Chissà se Grazia ha trovato la serenità per sorridere sempre in quel modo stupendo... </div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-77011367881934661392015-03-18T09:12:00.002-07:002015-03-18T09:12:40.533-07:00E io che volevo mostrarti la strada<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
L'accordo è di "vederci" sotto casa...
ti citofono per farti sapere che sono arrivata e, come tutte le
volte, mi dirai di salire. L'ascensore è quasi sempre occupato e
dieci piani sono la tua scelta per avere il giusto panorama, per
“sentirla” tutta questa città, dai piedi del monte che la
protegge alle spalle, al mare che ne spazia l'orizzonte infinito.
L'hai scelto tu il tuo nido, con i balconi che corrono intorno alle
sue mura... un pezzetto di spazio dove stare sospesi sul cielo.
Quando entro tu non sei pronta, non sei mai pronta e questa è una
cosa comune alle persone che nella vita vorrebbero fare tutto. Ma
proprio tutto. “Che tempo fa fuori?” Allora io mi affaccio dal
finestrone della sala e comincio a descriverti il cielo. Ci stanno di
quei giorni che davvero non è facile, questo luogo ti regala dei
tramonti che io mai nella mia vita avevo visto. E arranco con le
parole, consapevole che esse non riusciranno mai a riempire il vuoto
che i tuoi occhi regalano. Eppure sorridi, ti si gonfiano le guance e
sembri davvero riuscire a dare forma ai miei pensieri: un giorno ti
chiederò se lo fai per farmi felice o se davvero ti arriva qualcosa,
un ricordo, una sfumatura di colore... Ti preoccupi dei vestiti (tua
figlia spesso ride agli accostamenti multicolore dei tuoi capi) ma io
ti trovo bella così come sei, sfacciata, vivace, inconsapevolmente
viva. Il canto, il ballo, le lezioni a scuola, i ferri a maglia, il
pilates... è che vorresti infilarci dentro tante altre cose ma le
giornate sono fatte di 24 ore e tu non te ne fai proprio una ragione.
E' una corsa la tua sai?! Io forse l'ho mezzo capito, è una gara per
prenderti tutto quello che le persone come te non possono o non
riescono a fare. E' una sfida alla privazione che la natura ti ha
regalato. E' la dimostrazione -meglio riuscita- della potenza della
volontà. Ed è l'ottimismo che mi spiazza, la tua felicità,
l'humour sottile... tutto ciò mi fa sentire ingrata verso la me
stessa sana, quella che si lascia affondare per sua stessa mano,
quella che si benda gli occhi.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Tu che vivi in un mondo senza colori,
racconti a me quanto è bello questo cielo...</div>
</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-48141885227011462612015-01-20T07:11:00.003-08:002015-01-20T07:11:54.980-08:00In Quiete (cit CSI)<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi53EUQ4OqgDoEKgiHJFSEVaQVUScs0pzph6tMIospn89sA4Ch305dzeZpyXaRsfLUuhavdrPg_7XkUzz_shpz7Av1ZiRiBhJjkYchijxFA9qu_COGzydLqveOB4odE-zPjk4jWQAv6WVLK/s1600/altrove.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi53EUQ4OqgDoEKgiHJFSEVaQVUScs0pzph6tMIospn89sA4Ch305dzeZpyXaRsfLUuhavdrPg_7XkUzz_shpz7Av1ZiRiBhJjkYchijxFA9qu_COGzydLqveOB4odE-zPjk4jWQAv6WVLK/s1600/altrove.jpg" height="319" width="320" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
"Altrove" è ovunque la mia felicità sia, sarà lì che abiterò. </div>
<div style="text-align: center;">
Mi basterà seguire me stessa.</div>
</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-20088878475428752212014-12-12T07:04:00.002-08:002014-12-12T07:04:37.664-08:00Waiting for Christmas<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Il Natale è una festività crudele, l'ho pensato qualche giorno fa girando tra le bancarelle di questa città. Il Natale non lo puoi ignorare, ti gira intorno con i suoni, i colori, gli odori... sfido chiunque a farselo scivolare addosso. Soprattutto se l'hai amato. Una Pasqua la potrei quasi saltare a piedi pari, chiudo un occhio su di una colomba, ignoro un uovo di cioccolato al supermercato, ma il Natale... come si fa con il Natale?! La gente è stramaledettamente felice di comprare/mangiare/stare insieme. Le persone cercano tra le bancarelle il giusto regalo, io cerco dentro la festività le persone. Quelle che se ne sono andate una dopo l'altra, quelle che potevano pure andare via un po alla volta... che mica si fa così?! Mica si va via in gruppo. Non vale. E io mo che me ne faccio del Natale?<br />
E insomma ero immersa nella malinconia soffocante di questi pensieri quando mi sono sentita felice, felice di aver avuto la forza di cambiare (ancora una volta) le cose, felice di essermi venuta a prendere ciò in cui credevo, di aver trovato una dimensione che mi faccia star bene nel corpo e nella mente. E sarà pure un Natale un pò più vuoto (un bel po più vuoto), ma è un Natale che io mi sono sudata e guadagnata. Oggi festeggio il Natale che vorrei, quello che mi sto costruendo.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhu0MHko-mgXqUbyse_jtwZPtKwNVO_mKJGfqSiQ-dy-rXn7HCvsdiWEr4hSnGEm-DlNvHezT7E93pD7eJv1ozH14PAN-Kxh8IqkadIlwWkv3eyMyncNvdecOOHvfpbWiKwUWiXGTF_EE_W/s1600/why9-copia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhu0MHko-mgXqUbyse_jtwZPtKwNVO_mKJGfqSiQ-dy-rXn7HCvsdiWEr4hSnGEm-DlNvHezT7E93pD7eJv1ozH14PAN-Kxh8IqkadIlwWkv3eyMyncNvdecOOHvfpbWiKwUWiXGTF_EE_W/s1600/why9-copia.jpg" height="190" width="320" /></a></div>
<br /></div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-57650469056015779262014-11-10T01:34:00.001-08:002014-11-11T04:09:49.991-08:00Forse le lucciole non si amano più (cit.)<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sento mia questa nuova, raccolta,
realtà. Ed è forse stato necessario saltare da un minuscolo paese
ad una grande città per capire che la giusta dimensione, per me, sta
nella via di mezzo. E' questa una città che regala molte realtà
senza toglierti di dosso l'umana sopportazione del vivere. Le
distanze che si accorciano, i luoghi che, riproponendosi, diventano
quotidianità. Come piace a me. Ognuno, alla fine, deve trovare la
sua dimensione. Tra le varie “comodità” ci sono le sale cinema,
alcune delle quali, molto vicine casa mia. Non di rado, quindi, ci si
concede un film. La scorsa settimana proiettavano “La storia della
principessa splendente” del maestro Takahata e incuriosita sono
andata a vederlo... amo questo genere d'animazione, ma sono
probabilmente assuefatta dal grande Miyazaki e ora, a distanza di
giorni (devo pensarci sempre un po su), posso definirla una bella
favola, niente di più. Ma non è del film che voglio parlare, è di
una scena quasi surreale che si è venuta a creare in sala a metà
proiezione. Diciamo che già dal principio avevo percepito di essere
tra un “pubblico” alquanto particolare e la mia perspicacia mi
aveva avvertito che non sarebbero state due ore tranquille. Avevo
affianco a me una signora che accompagnava una ragazza con problemi
psichici molto evidenti che sin dai primi minuti di pellicola
indicava lo schermo facendo versi molto simili a miagolii. Fin qui,
tutto normale, di fronte a determinati problemi non devono esistere
intolleranze o fastidi di alcun genere. Ed infatti la ragazza, a mio
avviso, era la più sana della sala. Davanti a me un gruppo di tre
uomini (sembravano ben addentrati in quel genere di filmografia)
ridevano a pieno petto alle scene più drammatiche e profonde. Tanto
che ho cominciato a chiedere a me stessa se non mi stesse sfuggendo
il senso del film. Lateralmente sulla mia sinistra, qualche fila più
su, un uomo di mezza età ripeteva a gran voce le frasi più
significative della principessa splendente. Non so se siete mai
capitati in una di quelle scene dove voi siete nel mezzo e tutto
diventa così paradossale e assurdo che tutto, ma dico proprio tutto,
perde il suo senso logico e lineare. A metà film la signora che è
affianco a me tira fuori il suo cellulare (in modalità silenziosa)
dalla borsa e attiva il display luminoso, lo avesse mai fatto... il
tipo “pappagallo” qualche fila più su ha cominciato ad urlare
(urlare vuol dire urlare) “spegnere i cellulari!” “spegnere i
cellulari!” “spegnere i cellulari!”... sicché la tipa affianco
a me si è sentita leggermente chiamata in causa e gli ha urlato di
risposta “è silenzioso! Si faccia i cazzi suoi!”. Da lì la
situazione è degenerata ad una velocità supersonica, la gente
“normale” in sala ha cominciato a coreggiare
“schhhhhhhhhh....schhhhhhhh...schhhhhh”. Io non me la sono
sentita, pur volendo non sarei riuscita a proferire alcun suono tanto
ero allucinata. Inconsapevole per giunta che il belo stava proprio
per arrivare... uno dei tre uomini seduti davanti a me si alza in
piedi, ha le mani poggiate sui fianchi e fissando l'intero pubblico
(tanto per non sbagliarsi suppongo) urla a gran voce: “la finite o
vi devo spaccare la faccia a tutti?!”. Io mi sono appiattita sulla
mia poltrona come mai avevo fatto nemmeno nel banco di scuola quando
iniziavano le interrogazioni. Per un attimo ho anche meditato di
mollare la sala e rinunciare all'altra metà del film. Ma poi ho
pensato che non volevo rinunciarci e mi è salita una rabbia feroce,
ero al cinema perché volevo “staccare” un po il cervello dalla
vita reale, perché volevo “calarmi” in una favola che mi
portasse da qualche altra parte. Ed invece no, lo spettacolo più
bello (che vuol dire più brutto) me lo regala sempre il genere umano
nella sua più profonda e squallida pochezza.
<br />
Ma dove si deve andare per sognare un po?!<br />
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/QbaJfSEehns?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br /></div>
</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-31076536233409347112014-10-24T05:59:00.001-07:002014-11-10T01:31:58.278-08:00Virgola<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Io manco so chi è Bruno Lauzi, ma deve essere uno che sa il fatto suo. Ha scritto questa canzone <b><i><a href="https://www.youtube.com/watch?v=-ZaBkuWJoVQ">qui </a></i></b>che io ascolto seduta in ginocchio, per terra, davanti la radio di nonna e nonno. Mi rigiro tra le mani le cassette chiuse in una scatola di scarpe ed alla fine scelgo sempre questa, ha la scritta "Daiana" su di un lato, a pennarello. "Metti quella che ci sta tua madre che presenta le canzoni alla radio...", mia nonna ha uno strano modo di esternare il suo orgoglio familiare, di solito lo fa di spalle, in piedi, davanti ai fornelli. Forse perché è sempre lì. Infilo la cassetta e premo il primo pulsante a sinistra come mi ha insegnato nonno, ci stanno quei 4/5 secondi di silenzio dove a me tutto sembra galleggiare nell'aria. Persino mia nonna mi pare più leggera. Le cose tutt'intorno ricominciano ad avere il loro peso quando riconosco "quella" voce, è più giovanile, è più squillante, è la voce guida. Non so ancora che sarà ciò che cercherò sempre quando sarò triste, nella mia vita.<br />
<br />
<i>Ero in libreria che giravo tra gli scaffali di libri per bambini e l'occhio mi è cascato su di una copertina, c'era scritto "Virgola". Una parola è stata capace di riaprire un cassetto della mia memoria ormai chiuso da chissà quanto tempo. E lo capite quanto sono belli i ricordi?! Loro sono lì, fanno finta di esser stati dimenticati, quando in realtà si auto custodiscono in quel labirintico posto che è la nostra memoria. Quando uno di loro "risbuca" fuori io mi sento un pò più ricca, un pò più salda, un pò più felice.</i></div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-75218495592382902532014-10-10T08:44:00.001-07:002014-10-10T08:44:24.536-07:00Si tratta di sopravvivenza<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Uso la tecnologia.<div>
La uso attraverso il cellulare, il computer, tutti i mezzi che in qualche modo mi semplificano la vita.</div>
<div>
Semplificano, appunto.</div>
<div>
La luce no, la luce la voglio accendere e spegnere io. </div>
<div>
Altrimenti vi prego, fatemi capire qual'è il metro di misura utilizzato per calcolare la durata della luce automatica in un bagno pubblico. Posso dire con certezza che non è il tempo medio di una minzione normale. E non è giusto (e non è nemmeno comodo) dover salutare il soffitto quando si è in bilico per far centro e mantenere una dignità igienica.</div>
<div>
Così, volevo dirlo da un po.</div>
</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-14853842805962089262014-09-08T05:24:00.000-07:002014-10-10T08:18:58.608-07:00Io volevo finire in te come un secondo respiro<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Estremo saluto è l'amore,<br />
come una mano che prende l'ultima foglia<br />
e la divora come fosse anima.<br />
Estremo saluto è il tuo bacio.<br />
<b>Io volevo finire in te come un secondo respiro.</b><br />
Ti ho scelto per la mia morte;<br />
avevo capito in un attimo<br />
che il tuo bacio<br />
mi avrebbe ucciso.<br />
<br />
<i>Alda Merini</i><br />
<i><br /></i>
<i><br /></i>
<i><br /></i></div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com7Italia41.87194 12.56737999999995729.678010500000003 -8.0869170000000423 54.065869500000005 33.221676999999957tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-13781123831873235362014-08-13T00:03:00.003-07:002014-08-13T00:03:48.456-07:00Al "quore" la "q" non va, ma ci vuole qualità...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTN3XiJEuVGABwHcHi_rIa7G67Rn32q6oNYzPIhYOo1hYwwGmocV7BaucKcdCf2e-J3BzV-yssU1jPaJ53bu_YwrkYcbOeUXyGj6EvPn_QquGPUMvdZKEc6eRk7jJoOz-PouUMvgSdnMrs/s1600/IMG_5069.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTN3XiJEuVGABwHcHi_rIa7G67Rn32q6oNYzPIhYOo1hYwwGmocV7BaucKcdCf2e-J3BzV-yssU1jPaJ53bu_YwrkYcbOeUXyGj6EvPn_QquGPUMvdZKEc6eRk7jJoOz-PouUMvgSdnMrs/s1600/IMG_5069.JPG" height="213" width="320" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
E' che c'è un tempo ballerino che va a passi di danza con la mia cervicale.</div>
<div style="text-align: center;">
E la notte sono una corda di violino indispettita che non produce una sola nota.</div>
<div style="text-align: center;">
Ma è bella questa città semi vuota, basta poco per strapparsi di bocca un sorriso.</div>
<div style="text-align: center;">
A queste sinapsi facciamogli saltare a piedi pari i neuroni, spediamole dritte dritte al "quore".</div>
<div style="text-align: center;">
Un errore voluto è una rivoluzione del concetto che si vuol trasmettere :)</div>
</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-50062818580453629042014-07-08T11:37:00.003-07:002014-07-08T11:37:32.875-07:00L'ape regina<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
“L'ape regina”, così ti chiamò il
maestro. A lui bastò un attimo per capire la tua essenza, a me
probabilmente non è bastata una vita. Ma di te mi rimane la risata
prepotente di chi ha tolto il freno a mano: si lotta dalla nascita e
ci si sfinisce giorno dopo giorno, fino a deporre le armi, fino a
farsi scivolare l'esistenza addosso. Non si vive, non si muore, ci si
lascia trascinare dal turbinio del tempo e si ride, si ride come
facevi tu. A bocca aperta, urlando in una risata tutto il dolore del
mondo. Io, tu, mia madre. Io, tra te e mia madre. Voi legate da
questo cordone invisibile creato dalla malattia, sfacciate e vive nei
ricordi del collegio, nel dolore delle operazioni, nelle corse a
quattro ruote delle corsie degli ospedali, nel fastidio
insopportabile del bruciore dei busti e dei gessi. Infiniti step per
tenersi dritte su due gambe, per far quello che ai molti è concesso
per natura... per sfidarla questa natura. E niente gambe buone a
questo giro per te, e niente genitori né parenti di alcun tipo... ma
la mia famiglia, la mia minuscola, possente, famiglia è stata per te
la conoscenza del calore e dell'affetto. Gli gnocchi di nonna la
domenica (quante infinite ore ti abbiamo aspettato!), i compleanni (i
tuoi regali assurdi), le vacanze al mare (il manto dei tuoi cani
sotto le mie dita)... Tu imprigionata nelle tue gabbie ambulanti ti
reggevi a mia madre che perdeva il suo precarissimo equilibrio,
quante volte ci siamo lasciate andare inermi sul letto?! Noi tre,
ognuna con le sue mancanze e i suoi vuoti incolmabili, ridevamo alla
vita e ci stupivamo di come si potesse esser felici in infiniti modi.
Nonostante tutto.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E' bastato sentire un Dario Fo invecchiato, ma ancora impeccabile, cantare “Ho visto un re” per pensarti...</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/UfR384pMpTY?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-22870919161795845912014-07-04T03:43:00.002-07:002014-07-04T03:43:37.863-07:00- Le nuvole -<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Al guardaroba. Solo al guardaroba.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E' così piccola che mi arriva a
malapena alla spalla, alle sue ossa appartiene quella minuzia offesa,
riconoscibile da ogni senso. A me sembra un fiore mai sbocciato,
racchiude in se tutto lo splendore della natura, madre natura che
rimarrà celata per un tempo infinito. Quello della malattia. Nei
suoi gesti fieri riconosco l'importanza di avere un ruolo, un
obiettivo da seguire, giorno per giorno... legge fumetti - “dodici
pagine, sono stanca davvero! - , mangia merende - che immagino
confezionate dalle mani di una madre con occhi umidi, protettiva,
rassegnata - , ride di ciò che lei stessa dice - e capisce- e io
tengo incollata la mia mano lungo il fianco per impedirle quella
carezza fuori luogo. Probabilmente un bisogno solo mio, dettato da
un egoismo travestito da compassione. E poi canta, canta canzoni che
io non conosco - che forse inventa - che i molti non ascoltano, che
alcuni non sopportano. Ed è un'unica, lunga, melodia che non ha
inizio e non ha fine, è un'amica - forse la sola?! - che le tiene
compagnia in quel posto labirintico che è il suo pensiero. Ogni
volta come fosse la prima, ripeto a me stessa che non c'è nulla da
capire, che quel che io percepisco come dolore, solitudine,
impotenza, può esser un vivere quieto, sereno. Nelle infinite
combinazioni noi andiamo, veniamo, ci mischiamo gli umori... come le
nuvole di De Andrè - “per una vera, mille sono finte” - e rischi
di “non riconoscere più il posto dove stai”.
</div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
- E chi sei -</div>
</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-40812123485756852012014-06-18T05:09:00.000-07:002014-06-18T05:09:03.188-07:001000 e un motivo per sorridere<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKFx-BaMsrYkHnTqxVP_0CvryyNf7r2XlnbtL-EbOaGBy_DNweR2CuaUhFOuGgtOPPoKiuQnIWied9plK6icJDdlrhGjXxiRxvXM_cxLDJAuafZjSo_ec52LRhY13bAIgkF_UaeXHCAd0e/s1600/l'amour.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKFx-BaMsrYkHnTqxVP_0CvryyNf7r2XlnbtL-EbOaGBy_DNweR2CuaUhFOuGgtOPPoKiuQnIWied9plK6icJDdlrhGjXxiRxvXM_cxLDJAuafZjSo_ec52LRhY13bAIgkF_UaeXHCAd0e/s1600/l'amour.jpg" height="240" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
Nei "nodi inestricabili" ho imparato a riconoscere il bene assoluto</div>
<br /></div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-21209980850696102302014-05-25T06:23:00.002-07:002014-05-25T06:23:16.181-07:00raccolgo briciole<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
“Libertà l'ho vista dormire nei
campi coltivati, a cielo e denaro, a cielo ed amore, protetta da un
filo spinato...”</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Io rivedo e ritrovo ovunque le cose che
amo. E succede che giro in questa città che mi è ancora del tutto
sconosciuta -e che probabilmente non conoscerò mai davvero,
abbastanza- e mi stupisca di due corpi sovrapposti, distesi su di un
erba accecante di vita. E' il vortice del bene, è un senso di vivere
compiuto, un bisogno bilaterale di unione... è “solo” un
abbraccio.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E' l'abbraccio di due mani enormi,
hanno vene a rilievo che sembrano canali d'acqua su di un campo
coltivato. Ne hanno lo stesso profumo. Io ci sento dentro la vita,
per il loro ricordo varrà sempre la pena di vivere.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E' l'abbraccio di una donna
giovanissima, braccia sottili e olivastre che profumano di tabacco e
sicurezza. Ogni notte le cercherò invano, sono e saranno sempre lì
per me.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E' l'abbraccio di un manto caldo e
soffice, esso cresce sul mio petto giorno dopo giorno. Non ci sarà
mai distacco per due cuori che hanno battuto all'unisono.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E' l'abbraccio dell'addio, quello dato
“in tempo” o “troppo tardi”. Quello che ha un inizio e mai
una fine.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E' l'abbraccio autonomo, quello della
sopravvivenza giornaliera.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Mi passano tutti davanti i miei
abbracci e nel vederli addosso agli altri mi scappa un sorriso.
</div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Manca solo un abbraccio, ora. </div>
</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-2893993476047278022014-04-29T06:44:00.001-07:002014-04-29T06:44:08.644-07:00...e non smetto di volere<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sta nel soffio del respiro quel che
cerco.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Le parole impolverano la mente, rigano
l'anima, scuciono il cuore.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sta nei gesti quel che voglio.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Le cose materiali riempiono buchi, non
mancanze, occupano volumi di spazi sbagliati. Il vuoto è lì dove le
misure nulla possono.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sta nello sguardo sincero la mia voglia
di sosta e riposo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Le mezze verità hanno la presunzione
di additare le menzogne, non riconoscono loro stesse nel riflesso.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sta nella protezione il mio nido.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Le mancate sensibilità sono richieste
d'amore immeritate, scambi poco equi di animi feroci, in subbuglio.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il libro che giace nel mio petto è
fitto, usurato, scritto con una pessima calligrafia. Vi si trovano
ricordi lontani, alcuni rimpianti, molti sorrisi.
</div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sta nelle pagine bianche il mio
desiderio di vita.</div>
</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-823773934135438542014-04-13T06:30:00.001-07:002014-04-13T06:31:19.356-07:00danza solitaria<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il cancello chiuso, fuori orario
visita. Ne sono consapevole... e suono. Mi aprono subito, forse
troppo presto, contavo in un'attesa più lunga. Quel tanto che basta
per immagazzinare aria, questione di sopravvivenza emotiva. Ora
manco da molto, mi sembra un tempo così dilatato questo che ci
separa... da quando lei non c'è più, da quando la vita ha preso
ritmi diversi, da quando nuovi vuoti si sono creati e mai più si
riempiranno. E io lontana, e poi vicina, e poi lontana ancora... in
questa danza solitaria che non trova una pista da ballo dove
compiersi. Una volta per tutte. E poi eccoli, seduti ai tavoli
giocano il gioco bizzarro della sopravvivenza dove ognuno fa la sua
mossa. Li vedo tutti i miei ballerini, sono qui per ricordarmi che
non si smette mai di piroettare, che fai un giro su te stessa e per
un attimo sembra tu vada a tempo con un'altra persona, poi torni a
danzare da sola e via così, finché l'anima regge allo
scompartimento del respiro. Nei loro gesti, nei respiri affannati,
nelle parole trascinate, ritrovo per un attimo tutto ciò che ho
perso. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Bacio, abbraccio, stringo mani calde, mani fredde, occhi
ciechi, cuori grandi.</div>
</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-77462283656253835812014-03-27T07:48:00.003-07:002014-03-27T07:48:54.505-07:00"...davanti all'estrema nemica non serve coraggio o fatica..."<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Farina cccv</b> (chell ch 'c vò),
equivalente di qb (quanto basta), concetto astratto di quantità
immaginaria per cuochi liberalisti, rivoluzionari, innovativi, poco
propensi ad attenersi alle regole.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Uova 4/5/6...</b> quant'è vero che
i numeri sono infiniti. A casa nostra vinceva l'interpretazione
personale. In nome dell'individuo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b><br /></b></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Zucchero na 'nzign</b> (un po), non
troppo, non poco, alternativa a cccv.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Fecola ccsr</b> (chell ch 's
raccoj), potrebbe apparire, di primo acchitto, un quantitativo
indefinito. Non c'è in natura metro di misura più preciso, “quella
che si raccoglie” è una quantità che decide l'impasto. Noi siamo
spettatori della ricetta che si autocompie.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Latte nu bicchierucc </b>(un
bicchiere di piccole dimensioni), a casa nostra non è mai esistito
contenitore più piccolo del boccale da vino. Ci sono misteri che
rimangono tali anche all'interno del nucleo familiare.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Limone solo buccia</b>,
<b>chiedi a Stefano</b>...
che da noi voleva dire, non ti fare fregare dal fruttivendolo...
“fatti dare un limone buono”.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Lievito “angeli”</b>,
quando la qualità ha più importanza della quantità.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b>180°</b>
(a metà che sennò s'abbruc), <b>45 minuti</b>.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Mi
risbuchi nella cartellina dei dolci, pure qui. Da viva saresti stata
capace di schiattare in un dipinto (tanto non riuscivi ad esser
felice, mai), ora che sei morta... sei ovunque. Ho sentito il profumo
della tua ciambella, come potrei mai riuscire a rifarla uguale?! E'
un'alchimia di quantità e ingredienti introvabili (Stefano ha chiuso
ormai).
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Prepara
il ciambellone nò.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Pensa
a tutto tu.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-88972607003485100982014-02-27T05:02:00.000-08:002014-02-27T05:02:01.306-08:00Sei quercia nei miei pensieri<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ti riportiamo a casa.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E tu sai che questa è la via del
ritorno: riconosci gli odori ed i colori, tutto intorno ti urla
familiarità. Tutto intorno è intatto, nulla più è come prima.
Manchi tu nel tuo corpo stravolto, e c'è la casa, e c'è la terra, e
non c'è più la tua abitudine. La tua vita è fuggita via, s'è
portata dietro tutto quello che ti rendeva un uomo. Un uomo nella sua
casa.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Io, seduta, guardo te, cerco nei tuoi
occhi quella lucidità che è sempre stata ancora di salvezza. Per
te, per me, per questa famiglia striminzita, minuscola, retta da
quattro anime in croce. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Potentissimo legame di micromondi assoluti. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Fai cenno di si con la testa, sei arrivato e ti sento perso,
lontanissimo. Vorrei cavarmi gli occhi, il cuore, la mente, vorrei
fartene dono, così che tu possa ancora una volta, una volta
soltanto, “sentire” il tuo mondo. Così stringo la tua mano, è
la stessa in cui mi sono rintanata innumerevoli volte, ci ho versato
lacrime, ci ho riso di gioia pura. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non ti lascio. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Le vedi queste mura
porose? E' la tana che tu hai costruito e mantenuto con infinita
cura, giorno dopo giorno. I fatti hanno riempito le nostre esistenze,
i silenzi erano conferme di cose già acquisite, la “casa”
eravamo Noi.
</div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E tu, che sei partito molto prima del
tuo corpo, hai portato via con te la quiete del mio nido e quel senso
di pace che solo le radici profonde, sanno dare. </div>
</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-75430594220883083032014-02-11T11:34:00.000-08:002014-02-11T11:34:13.790-08:00Le cose che contano<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La luce gialla, quella che “abita” la casa. Quella che illumina il quadro vivo, in movimento. Tutto scorre dentro una finestra, tutto può essere il sunto perfetto, completo,
di un'intera esistenza.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
I capelli non sono mai in ordine, li tira dietro, li imprigiona nel
fermaglio di metallo. E' una sorta di autopunizione, un rimprovero
costante a se stessa, per non riuscire ad essere “in ordine”, per
non essere “perfetta” come la tipa del terzo piano (le donne che
dominano l'umidità ed il tempo attraverso i loro capelli, sono
davvero insopportabili). Non sa di essere bella e, probabilmente, se
ne fosse consapevole, smetterebbe di esserlo. La bellezza sta in
quelle cose vere, delicate e inconsapevoli. Parla al canarino che
abita nella gabbia verde, sgrana gli occhi davanti la televisione,
sorride al figlio. Sempre. La sera, quando la luce gialla chiude gli
occhi, fuma la sua sigaretta appoggiata con i gomiti sul davanzale. E
canta. Lo fa piano, ma con chiarezza... <span style="font-family: Times New Roman, serif;">“</span><span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">una
bimba canta la canzone antica della donnaccia, quello che ancor non
sai tu lo imparerai solo qui tra le mie braccia”...</span></span>
Ha passato la sua vita a non far rumore, ed è riuscita a smuovere
grandi cose. I suoi giorni sono andati “storti”- come i suoi
passi - uno dopo l'altro, e la sua fermezza non ha vacillato mai.
</div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E' giovane, è sola, è l'equilibrio
più azzeccato che la natura sia riuscita a creare.</div>
</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com12Italia41.87194 12.56737999999995729.678010500000003 -8.0869170000000423 54.065869500000005 33.221676999999957tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-33893419496653208522014-02-04T01:00:00.000-08:002014-02-04T01:00:20.161-08:00Te lo dirò in un'altra vita, quando saremo tutti e due gatti<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUBv01P_D83qir4AvyFXlC5eNmojidpCP-cVj9tt-uNJ6chpKIZDLs-s9_XgaZFb90zoMXMQ90ADdDBscNNd22medbQnB0betrVtfVhxAey6GBFd0ossgMSl1hOt4xmYbyUui6062RE98u/s1600/20140101_093130.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUBv01P_D83qir4AvyFXlC5eNmojidpCP-cVj9tt-uNJ6chpKIZDLs-s9_XgaZFb90zoMXMQ90ADdDBscNNd22medbQnB0betrVtfVhxAey6GBFd0ossgMSl1hOt4xmYbyUui6062RE98u/s1600/20140101_093130.jpg" height="320" width="240" /></a></div>
<br />
A volte cerco di guardare nella loro direzione e non ne trovo mai la fine.<br />
E' così che dovrei fare... per potermi lasciare alle spalle.</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-57180604352592287462014-01-24T00:15:00.002-08:002014-01-26T23:39:22.211-08:00Un regalo chiamato silenzio<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ne compio sette. Pesano sulle spalle
come fossero secoli, mi dicono siano solo sette anni e la strada è
lunga davanti a me. Non penso alle forze che ci vorranno, il concetto
di insieme mi crea sconcerto e annichilimento. Un giorno alla volta,
un giorno alla volta...</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Vivo al quarto piano di un grosso
palazzo di fronte la villa comunale: è una mansarda, quella mia e di
mia madre, dove si può camminare scalzi sul pavimento di sughero e
dove con un dito si arriva a toccare il soffitto ricoperto di
polistirolo. Mi spaventa la sua grandezza o, semplicemente avverto,
che è uno spazio troppo ampio per due persone soltanto. Questa sua
estensione non fa che sottolineare, nel mio cuore, la mancanza
assoluta. Oggi la casa non ha quell'eco di solitudine a cui sono
abituata, i miei piccoli compagni di scuola riempiono le sue pareti
con urla e corse disperate. La sala è un tripudio di dolci e salati
e mia nonna rimpiazza ogni piccolo “buco” che si crea nei
vassoi... è una sorta di horror vacui il suo, dedicato
esclusivamente al cibo. Io non lo so se sono felice, eppure questa è
la mia festa, questi sono i miei amici, e la tavola è piena dei miei
regali... al senso di profonda angoscia si aggiunge questa sensazione
di ingratitudine per cui vorrei autopunirmi. Il citofono suona e
altre persone entrano a questa festa non festa di cui io sono la
festeggiata inconsapevole. Poi ancora uno scampanellare e, seppur sia
lo stesso suono, io ci riconosco nelle sue vibrazioni il terrore
della disillusione. Osservo nel mio petto quel castello di favola,
fatto di sogni e speranze, che precipita rovinosamente insieme alla
mia serenità. Quella che non riconosco, non conoscendola...</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
“Questo invitato” non sale, a
“questo invitato” sono io che devo andare incontro. Non lo prendo
l'ascensore, c'ho quattro rampe di scale davanti per togliermi questa
faccia da cera, quest'espressione inespressiva che mi monta in volto
quando la paura mi serra la gola. Tre gradini, due gradini, un
gradino... sfoggio il miglior sorriso che posso avere e rimango
immobile, ferma, sui miei piedi di piombo. Lui dice qualcosa di
spiritoso, ma le parole sfuggono via prima di arrivarmi alle
orecchie... tende verso di me un pacchetto di caramelle gommose e
percepisco, nel marasma delle sensazioni, un “Auguri a pà”.
Afferro il “regalo” e dico “grazie”. Lo dico perché così mi
hanno insegnato, lo dico perché altro non potrei/saprei dire, lo
dico perché poteva anche regalarmi una fabbrica di giocattoli... ma
nulla sarebbe cambiato. L'amore è un regalo che non si può
chiedere, soprattutto se lo si desidera da chi non sa provarlo. Lui
mi prende in giro, prende in giro la piccola che è in me, quella
che, secondo lui, ha abboccato al “giochino del finto regalo”...
e mi passa quel gioco che avevo (forse) detto di volere. Non lo sa,
non lo sa che quella bambina di cui si burla non esiste, non lo sa
che quel “grazie” è un regalo che io faccio a lui, a noi. E' un
“buono” per evitare la catastrofe. E' una resa a qualcosa di
troppo doloroso. E' un “lascia passare” per la sua
superficialità, per il suo egoismo, per la sua presunzione.
</div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E' il mio silenzio... il regalo più
grande per chi non sa ascoltare. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non ne sono più sette. E tutto è cambiato. Persino il dolore... questo è il vero regalo della vita.</div>
</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-10487755025799181242014-01-14T13:19:00.001-08:002014-01-14T13:19:45.462-08:00Sunshine4Palestine<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Alla fine non avrei fatto nulla, come tutti i sabati.<br />
Che se non lavoro è il momento giusto per riposare, stare al caldo, leggere un libro, cucinare qualcosa di decente e guardare un film...<br />
E poi ti chiama quell'amica, l'amica che negli ultimi mesi ti ha reso un po più sopportabile questa città, questa solitudine ovattata, in sordina. Ti dice che... "Ti ricordi <a href="http://sqwerez.blogspot.it/"><b>sqwerez</b></a>?Ha inoltrato una mail, c'è una serata di beneficenza, ci sarà musica in un capannone all'arcisvolta. Lavori? Andiamo?"<br />
E io sqwerez lo ricordavo eccome, anche se manco da tanto sul web, anche se non avevo mai avuto il piacere di incontrarlo (nonostante fossi ad uno schioppo dalla capitale) dal vivo. Ricordavo soprattutto i suoi post, le sue missioni, le terre lontane baciate dal sole, calpestate dagli uomini diversi e sempre uguali, devastate dalla povertà, strabordanti di vita. <br />
La musica è quella che ti fa battere i piedi e le mani, la birra è quella che scende facile. In questi casi è l'unione delle cose (e l'emotività delle persone) che rende tutto tanto, miracolosamente, naturale. Come entrare in un posto nuovo, in mezzo a tanta gente... e sentirti un po a casa. Sai già che nessuno è lì a guardare come ti muovi tu, cosa dirai, siamo lì per "<a href="http://sunshine2bethlehem.wordpress.com/"><b>Sunshine4Palestine</b></a>", a conti fatti non siamo noi che facciamo bene alla serata, ma è la serata che fa bene a noi. Le situazioni spontanee sfornano tutte ciambelle con il buco, profumate, gustose. Giuseppe ha addosso l'emozione di chi crede davvero in qualcosa, di chi per "quel qualcosa" si macina i km, e si mangia la polvere, e si perde il sonno.<br />
Bhè, io ve lo riassumo in due parole (ma non ho messo il link del blog a caso): all'ospedale di Jenin, a Gaza, si sta istallando un impianto fotovoltaico che produrrà energia per 24 ore al giorno (attualmente hanno corrente per sole 4 ore giornaliere), energia necessaria per assicurare ai malati gli adeguati servizi sanitari.<br />
Si seguono certe cose, per scoprire che, ogni tanto, le storie vanno anche a buon fine.<br />
(E se si contribuisce a farle andare per il verso giusto, autopacca sulla spalla).<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfEXlCRwA7EnPrpSdMUhgs6AJ1Pyqkc4VBPbjoiebysDb12S9msb2QCIbryl5annxXVVIe20LDPtBpLXXIgaTJ811PExcRNQ9kmEojs5Iwah0chKu2aS7pX56bAzorwylSDjsTzwnCQZa5/s1600/20140114_213950.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfEXlCRwA7EnPrpSdMUhgs6AJ1Pyqkc4VBPbjoiebysDb12S9msb2QCIbryl5annxXVVIe20LDPtBpLXXIgaTJ811PExcRNQ9kmEojs5Iwah0chKu2aS7pX56bAzorwylSDjsTzwnCQZa5/s320/20140114_213950.jpg" width="320" /></a></div>
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Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-86310866169572069052014-01-10T01:43:00.001-08:002014-01-10T01:44:48.261-08:00Tendenzialmente arranco<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Grigio, monocolore. Costante, fedele.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La colazione seduta
(mantenere/preservare le umane abitudini) e la doccia tiepida (esser
prontissimi a rinfilarsi sotto le coperte). “Prendere la rincorsa”,
come quelle macchinine che quando le tiri indietro, poi, per forza
d'inerzia, si sparano il loro percorso mirato.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Passo svelto svelto svelto e... “prendo
questo?!”... “no l'altro, che c'ha il riscaldamento”.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Permesso - mi scusi - ehm l'ombrello,
può chiuderlo?! Siamo su di un tram, qui dentro non piove!- Come?
No, è tra due fermate - Prego si sieda lei signora (esser troppo
giovane per non dar precedenza agli anziani, esser troppo cresciuti
per non far sedere bambini dall'equilibrio precario).</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E il ragazzo con la felpa viola che
annuncia le fermate al posto dell'altoparlante, mastica il cordone
del suo cappuccio e si complimenta ad ogni stop. Mette gli occhi
storti, sfoggia denti gialli.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
-Non lo guardare - non ci pensare - non
devi farti dilaniare il cuore da tutti gli emarginati.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Odore acre, fili di cellulari, mani
aggrappate su maniglie improvvisate e su sedili colmi di vita,
equilibri improbabili di corpi ammassati.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il “quark”, io ho imparato in pochi
mesi ad occupare quel posto lì -sfido chiunque ad identificarmi-</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E cambio metro, e cambio bus.
</div>
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<div style="margin-bottom: 0cm;">
Pochi metri, poi si che si dovrà correre fino a notte...</div>
</div>
Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com30tag:blogger.com,1999:blog-5259937694892556809.post-29452982703296802402014-01-06T09:30:00.000-08:002014-01-06T00:33:38.143-08:00Che lo spettacolo abbia inizio<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il numero del clown gira tutto intorno
alla pista.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Innumerevoli varianti portano
inevitabilmente a ripercorrere gli stessi passi che, nonostante
tutto, rendono lo spettacolo imprevedibile, sorprendente.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E' questo il numero che tutti aspettano
e quando il clown entra in scena, le risa riempiono l'aria.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
A spettacolo finito però, il numero
del clown ci lascia addosso quel sorriso amaro di chi ha saputo
riconoscere, dentro un percorso tutt'altro che casuale, il pagliaccio
che alberga in ognuno di noi.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ho riconosciuto nel clown che è in me
la mia parte più vera, gli ho cambiato “vestito” e ora lo faccio
cantare, ballare, recitare.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Lo faccio inciampare, cadere, rialzare.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Insomma, gli lascio fare quello in cui
è più bravo... esser se stesso.</div>
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Sarahhttp://www.blogger.com/profile/15784145724973784129noreply@blogger.com33Italia41.87194 12.56737999999995729.678010500000003 -8.0869170000000423 54.065869500000005 33.221676999999957