E' che c'è un tempo ballerino che va a passi di danza con la mia cervicale.
E la notte sono una corda di violino indispettita che non produce una sola nota.
Ma è bella questa città semi vuota, basta poco per strapparsi di bocca un sorriso.
A queste sinapsi facciamogli saltare a piedi pari i neuroni, spediamole dritte dritte al "quore".
Un errore voluto è una rivoluzione del concetto che si vuol trasmettere :)
e allora facciamola questa rivoluzione :-)
RispondiEliminasaresti capace di cavare una pepita d'oro da un granello di sabbia...
RispondiEliminaEccoti qui. Alla fine seguendo le tracce dei vecchi blog ho ritrovato anche te!
RispondiEliminaTi leggerò volentieri...
A presto
Le note ci sono, ci vuole solo orecchio.
RispondiEliminaProbabilmente sono ultrasuoni che sentono solo i "cani"
sempre più spesso i neuroni vivono in solitaria solitudine, di sinapsi non si parla, se solo i solitari neuroni, nella loro marginalità, decidessero di collegarsi al "quore" ci sarebbe qualche speranza per il futuro. Spiace per le corde del tuo collo trova un bravo liutaio che le faccia suonare a dovere :)
RispondiEliminaSì sì sì sì sì sì sì................ehi figliuola! Evvai! Ritornare con l'intenzione di restare e vedere che ci sei di nuovo...beh, non potrebbe essere rientro migliore! :-) Spero di vederti prestissimo, ti abbraccio forte e...mannaggia a te, a chi lo dici, sta cervicale è proprio una rottura di gabbasisi!!!!! :-)
RispondiEliminaL'errore voluto è spesso uno stratagemma, anche dialettico, retorico, per aumentare o regolare l'efficacia della comunicazione.
RispondiEliminaL'errore, se scelto o ben considerato, è straordinariamente ecologico.
Solo sbagliando ed errando si può imparare.
Insomma, quore è un po' come la squola.
:)